Torino – Pirfo “Il Boia” delle Vallette si accaparra la direzione psichiatrica di 2 ASL!

fonte:  www.informa-azione.info

Il 1° gennaio 2008, dall’unione delle ex ASL 3 e ASL 4, è nata ufficialmente l’Azienda sanitaria locale TO 2 Torino Nord (Sede legale e amministrativa Corso Svizzera, 164).

In conseguenza di questa fusione delle ASL, lo psichiatra Elvezio Pirfo, meglio noto come «Il Boia delle Vallette» — per come ha impiegato la 7a Sez. psichiatrica del Blocco A per sedare il dissenso carcerario — prenderà le redini della direzione della psichiatria TO 2 Nord, che comprende i seguenti territori di competenza:

  • Circoscrizione 4 (quartieri San Donato, Campidoglio e Parella)
  • Circoscrizione 5 (Vallette, Lucento, Madonna di Campagna e Borgo Vittoria)
  • Circoscrizione 6 (Barriera di Milano, Falchera, Villaretto, Rebaudengo, Regio Parco, Barca, Bertolla)
  • Circoscrizione 7 (Aurora, Vanchiglia, Sassi, Madonna del Pilone)

e i seguenti ospedali:

  • Maria Vittoria e Amedeo di Savoia (ex ASL 3)
  • Ospedale Torino Nord Emergenza San Giovanni Bosco (ex ASL 4)

Se Pirfo verrà confermato nel suo infame ruolo di direttore di psichiatria, i quartieri San Donato, Campidoglio, Parella, Vallette, Lucento, Madonna di Campagna, Borgo Vittoria, Barriera di Milano, Falchera, Villaretto, Rebaudengo, Regio Parco, Barca, Bertolla, Aurora, Vanchiglia, Sassi, e Madonna del Pilone, saranno in balia di uno psichiatra carnefice che della repressione psichiatrica dentro le galere ha fatto il suo cavallo di battaglia. Repressione nella repressione: punire con la psichiatria i detenuti che esprimono dissenso, che fanno scioperi della fame, chiudendoli nella sezione psichiatrica, in isolamento, in condizioni disumane e degradanti, massacrandoli di manganellate chimiche a base di psicofarmaci.

Facciamo un salto indietro, nel 1998, quando Pirfo era Psichiatra consulente del Ministero di Disgrazia e Giustizia presso la Casa Circondariale le Vallette. Nel documento “Il processo Pellissero” apprendiamo che:

“Anche Silvano passa alle Vallette nella sezione psichiatrica 7 del blocco A. C’è il rischio di suicidio ed è sorvegliato a vista 24 ore al giorno. Cella singola senza tavolo sedia e armadietti. Sporcizia ovunque, vomito sangue escrementi e urina essiccati sui pavimenti e sui muri. Un vero porcile degno delle galere turche…”

http://isole.ecn.org/b18/libroSilvano.htm

Ancora, leggiamo la testimonianza di Tristano, ex-detenuto e sopravvissuto agli OPG, che ha narrato la propria esperienza alla 7 Blocco A (gestita dagli psichiatri Pirfo e Pellegrino) in una pubblicazione internazionale sulle torture in psichiatria:

“[..] il personale carcerario non riusciva a gestirmi, per cui venni trasferito in una sezione psichiatrica speciale all’interno dell’istituto carcerario Le Vallette, di Torino. In questa sezione speciale (all’epoca chiamata “Settima Sezione blocco A”) venni rinchiuso in una cella piccolissima […] la porta esterna era un blindo di metallo riempito di cemento nel cui centro vi era una finestra insonorizzante, con tre strati di vetro, che rendeva possibile vedere dentro la cella, ma il suono non usciva dalla cella, né io potevo udire cosa succedesse fuori quando la porta era serrata; […] il letto era una branda in metallo fissata al pavimento, cosicché non era possibile spostarla; […] l’interruttore della luce era situato fuori dalla cella, perciò quando la porta era chiusa solo gli agenti potevano accendere o spegnere la luce; […] nella cella c’era un televisore, come laquo;compagno.»

“All’arrivo, alla 7a sezione, venivamo spogliati dei lacci, delle cinture e altri cordini; non erano consentiti vestiti con cappuccio, né lamette da barba, matite, aghi da cucire, o qualsiasi oggetto che potesse essere impiegato per autolesionismo. Nel dubbio, gli psichiatri lasciavano la persona con solo un paio di mutande, una canottiera ed una coperta; questa veniva chiamata la «rimozione» ed era intesa per persone sottoposte ad un regime di alta sorveglianza.

“Nella 7a sezione non c’era la contenzione ai letti, il sistema punitivo era il pestaggio rituale. Quindi, oltre agli ordinari abusi giornalieri, di tanto in tanto, nel cuore della notte vedevi spegnersi tutte le luci nel corridoio, e nella sezione cadeva l’oscurità, e poi sentivi i passi di quattro o cinque guardie, e questo significava inequivocabilmente che erano venuti a “servire il bollito” a qualcuno (come si suole dire in carcere). […]

“Una volta, il mio concellino — c’era il sovraffollamento e mi era stato messo un compagno in cella — diede due batterie all’uomo nella cella di fronte alla nostra. L’uomo ingoiò le batterie — non ce la faceva più a reggere di stare lì, per cui aveva pianificato di finire in un ospedale civile per la rimozione chirurgica delle batterie dallo stomaco, così avrebbe potuto riposare fino alle dimissioni.
Quando informò gli agenti di aver ingoiato le batterie, lo trascinarono lungo il corridoio per i capelli, riempiendolo di pugni e calci, e poi vennero nella nostra cella per pestare il mio compagno (che era l’unico nei paraggi ad avere batterie) e gli picchiarono la testa contro il lavandino quattro o cinque volte. Stette male per diversi giorni ma aveva paura di chiamare il medico perché se non avesse spiegato i motivi dei suoi lividi il medico avrebbe accusato me di averlo pestato, e lui non voleva che venissi punito per ciò che gli avevano fatto le guardie. […] gli psichiatri a capo di simili sezioni occultano tutto questo screditando qualsiasi detenuto che tenti di segnalare ciò che accade lì dentro.”

http://www.oism.info/it/terapia/testimonianze/index.htm

http://www.camhindia.org/first_person_stories.html

Ora, la 7 Sez. Blocco A è divenuta la Sezione Sestante (disagio psichico), di cui ci raccontano che nelle celle sono state inserite telecamere a circuito chiuso per la vigilanza 24/24h sul detenuto. Impossibile scrivere senza essere visti, ogni gesto monitorato dagli agenti al servizio dello psichiatra.

Questo boia, già famigerato per la facilità con cui effettua a nastro TSO e contenzioni al letto al Maria Vittoria e all’Amedeo di Savoia, ora monopolizzerà un’enorme fetta psichiatrica del territorio torinese. Dopo aver psichiatrizzato le carceri ora carcerizzerà la psichiatria torinese ancora di più?

Basta! È tempo che questi schifosi sbirri col camice medico vengano smascherati per quel che sono. Andiamoli a stanare nelle loro conferenze psichiatriche, dove si fanno grandi con i loro discorsi da consulenti dei servizi socio-assistenziali, tra sorrisi e leccate di culo di psicologi, assistenti sociali e arrampicatori sociali di ogni tipo.

Esercitando pressioni sul direttore generale della nuova ASL TO 2 Torino Nord, il dott. Giulio Fornero, forse sarà possibile intralciare l’arrampicata sociale del boia Pirfo e i suoi collaboratori.

Centralini:

  • ex ASL 3: 011.439.3111
  • ex ASL 4: 011.240.1111
  • Fax: 011.439.3785

E-mail:

  • URP ex ASL 3: urp@asl3.to.it
  • URP ex ASL 4: urp@aslto4.it

Contro il carcere ed il controllo sociale. Contro la psichiatria e la repressione. In memoria delle torture psichiatriche inflitte ai compagni dissenzienti nel carcere delle Vallette.

Curriculum di Elvezio Pirfo

Dott. Pirfo Elvezio, nato a Pisciotta (SA) il 10.10.53,

Attualmente è Direttore di Struttura Complessa di Psichiatra dell’ASL 3 di Torino con incarico di Direttore del Dipartimento di Salute Mentale Giulio Maccacaro.
Psichiatra consulente del Ministero di Grazia e Giustizia presso la Casa Circondariale le Vallette di Torino dal 1990 al giugno 2002. Direttore del progetto Sperimentale Il Sestante, Servizio PsichiatricoInterno della Casa Circondariale Le Vallette di Torino, dal giugno 2002 a tutt’oggi.

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